Fin dall’adolescenza ho sempre avuto uno spirito intraprendente e avventuriero: ho fatto il mio primo viaggio da sola a 15 anni, con un’associazione di volontariato. Questa spinta a provare esperienze nuove è stata un’àncora di salvezza nel 2020, anno che ha messo in crisi molte persone.
Lavoravo come educatrice nell’educativa scolastica di Monza, lavoro che amavo e odiavo al tempo stesso. Amavo lavorare con i bambini, ma l’ambiente scolastico mi soffocava. Ogni intervento educativo era basato su punizioni, ricatti emotivi, umiliazioni. Ogni attività scolastica era volta a un risultato che doveva soddisfare le aspettative dell’adulto e non i bisogni del bambino.
Non ce la facevo più, mi sentivo sempre più disallineata.
Il 2020 è stato un anno di svolta.
Durante il covid, come tutti, mi sono ritrovata in casa con un computer e tanto tempo a disposizione.
Ho iniziato a fare ricerche e mi sono imbattuta nel film “Figli della libertà” di Lucio Basadonne e Anna Pollio, un documentario che racconta la storia di due genitori che tolgono la figlia dalla scuola per iscriverla a un progetto di educazione libertaria.
Ho approfondito ancora di più e mi si è aperto un nuovo mondo: il mondo dell’Outdoor Education.
Vedevo queste immagini di bambini che giocavano nella natura e mi trasmettevano un enorme senso di libertà.
Mi si è accesa una fiamma dentro e da quel momento ho deciso che dovevo trovare il modo di lasciare la scuola e lavorare in un progetto del genere.
Ho comprato alcuni video-corsi di Paolo Mai, ho letto libri, approfondimenti e nel frattempo cercavo realtà nella mia zona da poter contattare e conoscere.
Ti consiglio di non perderti il film “Figli della libertà”. Io l’ho visto sulla piattaforma uam.it
Clicca su questo link per guardarlo: https://live.uam.tv/informazioni/5dc0683fb9405/?ref=71
Un giorno, su Facebook, mi esce la notifica di un evento: un’associazione di Missaglia organizzava degli incontri gratuiti pomeridiani su alcuni temi della Pedagogia del Bosco. Decido ovviamente di andare.
Arrivo in un bosco e trovo un gruppo di persone sedute in cerchio, mi siedo con loro e mi sento a casa, quello è il mio posto. Inizio a sentir parlare di comunità, di gioco spontaneo, di ambiente selvatico e subito mi innamoro.
Una volta finito il ciclo di incontri scrivo a Selima, fondatrice dell’associazione Fuori dalla Scuola, e le dico che sarei interessata a fare volontariato nel suo Asilo nel Bosco.
Lei accetta, si parte!
A gennaio 2021 metto a soqquadro il mio orario di lavoro per riuscire a incastrare una mattina a settimana di volontariato.
Ho fatto la volontaria da gennaio a giugno ogni giovedì mattina e nel frattempo mi sono iscritta anche alla scuola di formazione annuale di Pedagogia del Bosco. Questo percorso mi ha cambiato la vita. In quei mesi ho imparato tantissimo e ho messo in discussione tante convinzioni sull’infanzia che avevo dato per scontato fino a quel momento.
Il problema è che, quando a settembre è ricominciata la scuola, sono arrivata a un punto di non ritorno. Dopo aver sperimentato una realtà così rispettosa dell’integrità dei bambini, basata sulla fiducia nelle loro competenze e su un ascolto profondo dei loro bisogni, non riuscivo davvero più a tollerare le modalità della scuola. Ogni giorno entravo in classe con un groppo alla gola.
Così sono ripartite le ricerche sfrenate, questa volta con l’obiettivo di trovare una realtà in cui poter lavorare.
Finalmente, un giorno mi trovo in agenda un appuntamento che desideravo tanto: un colloquio di lavoro con Casa Pedagogica, un’associazione di educazione in natura basata sulla Pedagogia del Bosco.
Finito il colloquio, mi licenzio.
Non sapevo neanche se mi avrebbero presa, ma avevo capito che in qualche modo era una strada percorribile e così mi sono buttata. Mi si è tolto un enorme peso dal cuore.
Il primo ottobre 2021 mi sono presentata al Parco Nord di Milano per conoscere i sei bambini con cui avrei trascorso il resto dell’anno.
Ce l’avevo fatta!
Spero che la mia storia ti sia stata d’ispirazione. Forse anche tu sei un’educatrice e magari ti stai sentendo disallineata e abbattuta, proprio come me 3 anni fa.
Se è così, eccoti tre consigli:
1.Fatti domande:
Quali sono i punti di forza del lavoro che stai facendo? Quali sono i momenti in cui più ti diverti? Quando ti senti davvero allineat*?
Cosa invece cambieresti? Quali sono le situazioni in cui senti di essere nel posto sbagliato?
Solo facendoti questo tipo di domande puoi iniziare capire se c’è margine di miglioramento o se invece vuoi proprio cambiare strada e in questo caso capire in che direzione vuoi andare.
2.Esplora, cerca, sperimenta:
Il mondo dell’educazione è molto ampio. Io ho lavorato con bambini, ragazzi adolescenti, anziani, disabili. Non aver paura di fare esperienza, navigando troverai l’isola più adatta a te.
3.Buttati:
Se hai trovato ciò che fa per te, buttati. Insisti, fai gavetta, fai volontariato, scrivi e contatta le realtà che più rispecchiano i tuoi valori e ciò che ti piace. Le occasioni non cadono dal cielo, bisogna crearsele.
Se hai qualche domanda sull’esperienza che ho raccontato o se vuoi ricevere informazioni sul mondo dell’educazione, della Pedagogia del Bosco e dello yoga per bambini, non esitare a scrivermi. Io sono qui!
Un abbraccio e a presto!